Il Parlamento Europeo ha approvato una norma che prevede che i giganti del web come Facebook, Google News, Flipboard ecc. paghino gli editori, detentori del copyright, per la condivisione dei loro link. Novità anche per il caricamento e la riproduzione di contenuti audiovisivi. Si preannunciano cambiamenti epocali.
Cosa prevedono le nuove norme sul copyright in rete
La tutela del diritto d’autore, che protegge il lavoro dei creatori di contenuti (film, musica, libri ecc.) e gli interessi degli editori che contribuiscono a rendere le opere disponibili al pubblico, ha faticato ad adattarsi all’ambiente digitale. Per questo la Commissione Europea ha ritenuto che fosse necessaria una riforma alla vecchia direttiva, in vigore dal 2001, e due anni fa ha proposto alcuni emendamenti che il 12 settembre sono state approvati dal Parlamento UE. Il dibattito si è concentrato essenzialmente su due articoli, vediamo quali sono e cosa prevedono.
Articolo 11, condivisione di news e articoli sul web
L’articolo 11 prevede la creazione di un nuovo diritto che consenta agli editori di ottenere un compenso per l’utilizzo dei loro articoli in rete. In questo modo i publisher potrebbero concludere accordi di licenza per la condivisione delle loro pubblicazioni, la cui diffusione sui social o sui cosiddetti “aggregatori di news” (Google News, Facebook, Flipboard ecc.) diventerebbe a pagamento. Ma se i colossi del web non pagheranno, i link ai siti di news europei non potranno più circolare. In Spagna è già accaduto che Google non abbia pagato, e Google News Spagna sia stato chiuso, con conseguente crollo del traffico verso i siti di informazione nazionali. Questa norma, che nasce con l’intenzione di tutelare gli editori che nel passaggio tra stampa e digitale hanno dovuto fare i conti con un crollo dei proventi, potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Quanti di loro avranno la forza di strappare un accordo a colossi come Facebook e Google? D’altro canto, se la riproduzione di articoli e contenuti sui social network, aggregatori di notizie e motori di ricerca venisse vietata, la libertà di informazione subirebbe un duro contraccolpo, visto che queste piattaforme sono ormai i principali (e a volte gli unici) canali di fruizione delle notizie on line.
Articolo 13, condivisione di contenuti multimediali
L’articolo 13 comporta l’imposizione a piattaforme di condivisione audio e video di misure per assicurare la corretta applicazione degli accordi stipulati con i titolari dei diritti, al fine di rilevare e rimuovere i contenuti protetti da copyright “uploadati” dagli utenti, e rimuoverli se è il caso. In pratica, Facebook, YouTube, Soundcloud ecc. dovrebbero avvalersi di un sistema per fare il match tra il catalogo audio/video delle case di produzione e i contenuti che vengono caricati dagli utenti, per bloccare quelli coperti da copyright, che in questo modo verrebbero rimossi ancora prima ancora di arrivare in rete.
Prima che la riforma approvata ieri entri in vigore, dovranno ancora svolgersi negoziati tra l’Unione Europea e i singoli Stati membri. Se uno o più Paesi UE dovessero opporsi, il testo finale potrebbe ancora essere modificato.
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